Hannah Arendt

Hannah ArendtFilosofa tedesca, ebbe come maestri Heidegger, R. Bultmann e K. Jaspers. Di origini ebraiche, nel 1933 emigrò in Francia, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1940. Otto Adolf Eichmann, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell’11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l’11 aprile 1961, doveva rispondere di 15 imputazioni. Aveva commesso, in concorso con altri, crimini contro il popolo ebraico e numerosi crimini di guerra sotto il regime nazista. Hannah Arendt assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il “New Yorker”, sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro il caso Eichmann. Il Male che Eichmann incarna appare nella Arendt “banale”, e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori sono grigi burocrati.

Nel 2012 è stato prodotto un film sulla sua figura, dal quale abbiamo preso alcuni brani delle sue lezioni e delle sue interviste. Il film racconta il coraggio di bere fino in fondo l’amaro calice della storia del Novecento e il fatale incrocio tra due pensieri, quello debole di un assassino incapace di capire il male prodotto e quello lacerante di una donna che del pensiero ha fatto la sua vita. Eccone alcuni testi:

La tradizione occidentale risente del pregiudizio che il male peggiore risiede nell’egoismo. Ma il male, nel nostro secolo, si è rivelato più radicale del previso e oggi sappiamo che il male peggiore o più radicale non ha a che fare con motivi così peccaminosi e comprensibili, come l’egoismo. Ha molto più a che fare con il seguente fenomeno: rendere superfluo l’uomo in quanto tale.

Il problema, con un criminale nazista come Eichmann,  fu che egli insistette per rinunciare a tutte le sue qualità personali. Come se lì non ci fosse nessuno da punire o perdonare. Ha protestato ripetutamente contro le affermazioni del pubblico ministero dicendo di non avere mai agito di propria iniziativa. Di non aver mai avuto delle “intenzioni”. Buone o sbagliate che fossero, e di aver solo ubbidito agli ordini. Questa tipica scusa dei nazisti chiarisce una cosa: il peggior male al mondo  è il male commesso dai “nessuno”, il male commesso da uomini senza moventi, senza convinzioni, non spinti da crudeltà o da intenzioni demoniache. Il male commesso da esseri umani che rifiutano di essere persone. Ed è questo fenomeno che io ho chiamato la “banalità del male”.

Il male non può essere banale e radicale allo stesso tempo. Il male è soltanto estremo. Mai radicale. Solo il bene è profondo e radicale”.

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